giovedì 21 maggio 2009

LA POCHEZZA … dell’anima

Viviamo in un mondo in cui gli animi sono pervasi da tanta pochezza!
Siamo bombardati da troppi messaggi pubblicitari, che anche se costruiti al fine di commercializzare un prodotto, influiscono nella formazione di ideali e convinzioni dell’individuo. I programmi proposti dalle televisioni esaltano la pochezza umana e sembrano disinteressati a trasmettere ideali o messaggi positivi.
I bambini guardano troppa televisione e attraverso essa si fanno un’idea della realtà in cui vivono. I più piccoli subiscono gli effetti di ciò che vedono e tendono ad imitare idoli proposti dallo schermo costellati da molta violenza.
Le ragazze sognano di diventare veline e inseguono spesso uno stereotipo di bellezza irraggiungibile, vivendo in modo problematico il proprio corpo e da questo, a lungo andare, ne deriva un’insoddisfazione così profonda da rendere la qualità della vita poco gratificante. Il desiderio di voler diventare come qualcuno che si apprezza non per meriti, ma solo per bellezza, potrebbe favorire oltre che disturbi dell’immagine corporea, anche patologie del comportamento alimentare molto gravi. Il telefonino e ivideogiochi stanno distruggendo la fantasia, la creatività, l’attenzione per il mondo. I giovani, anche i più piccoli, passano le giornate con questi aggeggi in mano, inviando un numero illimitato di sms, giocando, e di fatto sviluppando una forma di incomunicabilità irreversibile.
Prestano scarsa attenzione verso chi e cosa li circonda, chi soffre, l’amico che ha bisogno di ascolto, il richiamo di tutto un mondo intorno, gli stimoli culturali, la voglia di conoscenza, niente li tocca, ciascuno è impegnato a costruire il proprio esasperato egoismo. Questa è la realtà dei giovani, quegli stessi giovani che a causa di un mondo troppo virtuale non trovano il supporto adeguato per affrontare le difficoltà della vita, perché viene anche meno il contatto umano.
Occorre che l'uomo riacquisti la consapevolezza di dover riequilibrare gli assetti, altrimenti, inesorabilmente, l'umanità, tecnologicamente avanzata, si avvierà a percorrere la strada dell'autodistruzione.

Quando i giovani battono l'ali per levarsi dalla vita consueta,
quando esce loro dal cuore,
strano e incompreso a loro stessi,
il grido della vita,
quando chiedono d'essere uomini veramente
- questo non è che "sete di sapere",
si dice,
e con l'acqua del sapere
si spegne la loro fiamma.

Eugenio Garin - la Riflessione Di Michelstaedter

domenica 10 maggio 2009

LA PASSIONE DI …vivere

La differenza fra gli individui nell’affrontare la vita è la passione che ognuno mette nel fare le cose.
Alcune persone amano tutto della vita: la natura, gli uomini, gli animali, tutto il mondo che le circonda. Vogliono vivere appieno e con passione la loro vita. Li accompagna la voglia di vivere il mondo con tutti i sentimenti e tutte le passioni, pensano che, nonostante le esperienze negative che affrontano nel quotidiano, la vita è bella e vale la pena di viverla intensamente. Altri credono che tutto intorno a loro, sia insensato, poco significativo, che vivere sia faticoso, un dovere da assolvere. Affogano nella routine e tutto scivola loro addosso senza sfiorarli e coinvolgerli più di tanto. Sprecano il loro tempo, immersi in un quotidiano insignificante, impiegano le loro energie trasmettendo e assorbendo tutte le negatività possibili. A loro bisogna ribadire che dentro il proprio animo esiste una forza particolare, da cui nasce la passione di vivere intensamente ogni attimo e che è l’appassionarsi, anche alle cose che possono sembrare piccole e futili, dà gioia.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

...

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

...

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Ode alla Vita - Martha Medeiros

domenica 3 maggio 2009

COMUNICARE...genitori e figli

Chi si accinge ad affrontare l’impresa di crescere un figlio, sente la necessità di “apprendere” tecniche e metodi e ha paura di commettere errori anche nelle cose più semplici. La preoccupazione di essere un buon genitore, la consapevolezza della gravità del compito a cui si è chiamati nel diventare genitori, prevedono riflessioni, confronti e scelte continue di atteggiamenti da assumere nei diversi contesti. Sopra a ogni cosa c’è il voler dare di tutto e di più. Quanto è difficile, spesso, per molti genitori, costruire relazioni profonde, intese intense di valori che vanno al di là del dare materiale! Ed ecco allora che ai figli manca la capacità di appassionarsi alle idee, immersi in una sorta di materialismo e consumismo estremo e con un vuoto immenso nell’anima. I ragazzi non vogliono essere ricoperti e soffocati di tutto, hanno, piuttosto, bisogno che i loro genitori parlino con loro, li aiutino a capire che oltre c’è dell’altro, che è in fondo all’animo che devono ricercare il senso della loro esistenza, la serenità e la forza necessaria per affrontare la vita. E’ attraverso il “Comunicare” continuo al genitore, le emozioni, paure, fantasie, che si stabilisce la vera sintonia "affettiva" e il figlio cresce in modo armonico e sereno. Non si tratta di comunicazioni sterili, ma del vero e proprio dialogo, il parlarsi per condividere contenuti, emozioni, sentimenti, problemi. Ma il tempo dedicato alla comunicazione oggi è ridotto, forse, al minimo storico! Oggi si parla poco, si guarda tanta televisione, tanta navigazione su Internet, radio, sport, sms e telefonate agli amici, il tutto a spese del dialogo familiare! Il problema è che le famiglie (genitori e figli) non riescono a comprendere che tutti i loro rapporti, i loro conflitti e anche il loro amore, sono in funzione del distacco. Tempo addietro il concetto di distacco era assente o era addirittura negato: si pensi a quanti genitori pretendevano che i figli vivessero con loro anche dopo che si erano sposati. Il risultato erano incomprensioni a non finire. Il distacco è il momento in cui un figlio decide di vivere la propria vita, di camminare con le proprie gambe. È chiaro che l'amore resta immutato, ma il rapporto deve continuare attraverso una comunicazione efficace e funzionale basata sull'ascolto che deve essere empatico e non giudicante. Questo permette di capire le reali richieste dei figli, il sostegno che inconsciamente richiedono sempre ai genitori riguardo alle loro scelte. Un rapporto di dialogo e confronto teso a creare senso di fiducia, affetto, rispetto, mantenendo vivo il senso di appartenenza.

Gli individui che nell'infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità

e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei loro genitori,

da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e molto sensibili.

Godranno della gioia di vivere...

Alice Miller -"La persecuzione del bambino"