mercoledì 22 aprile 2009

AUGURI a Rita Levi-Montalcini , biologa italiana e premio Nobel per la medicina.

Oggi Rita Levi-Montalcini compie 100 anni.
I migliori auguri alla grande donna della ricerca italiana, tuttora pienamente impegnata. Una donna che ho sempre ammirato, per la sua forza (quasi irreale), la sua tenacia e la sua determinazione. Si pensi che è stata insignita di un Nobel per la medicina nel 1986, è Senatrice a vita ed è responsabile di una fondazione per far studiare le giovani africane, oltre ad aver pubblicato numerosi libri e ricevuto diversi riconoscimenti.
Di famiglia ebrea, con le leggi razziali del 1938, si deve trasferire a Bruxelles per un periodo e poi di nuovo in Italia, nascosta. E’ vicino ad Asti, che cominciano quegli esperimenti, che la porteranno, nel 1951, alla scoperta del NGF (Nerve Growth Factor) per il quale riceverà il Nobel. Ha ricevuto numerose lauree ad honorem e riconoscimenti mondiali.
Una donna che “è sempre bastata a se stessa”, come racconta ad Aldo Cazzullo (Corriere della sera 12-04-09): «Ero ancora adolescente quando decisi che non mi sarei sposata. Dissi a me stessa che non avrei mai obbedito ad un uomo come mia madre obbediva a mio padre. Eravamo una famiglia vittoriana. Mamma dipendeva dalle decisioni che venivano da mio padre».
Alla domanda di Luca Giordano (La solitudine dei numeri primi, Mondadori 2008) se la situazione delle ricercatrici sia ancora quella rovinosa degli anni ‘80 essa risponde: «Dall’epoca di Ipazia (IV sec. d.C.) ad oggi si è detto che il maschio è geneticamente superiore alla donna nelle scienza, ma non è così. Geneticamente uomo e donna sono identici. Non lo sono dal punto di vista epigenetico, di formazione cioè, perché lo sviluppo della donna è stato volontariamente bloccato. … Ora la situazione è migliorata. Non come vorrei, ma è migliorata. Però solo in quella parte di mondo che possiamo considerare civilizzata. In Africa ci sono migliaia di donne intelligenti che non hanno la possibilità di usare il cervello. Ecco perché con la Fondazione Rita Levi Montalcini il mio impegno in Africa è sull’istruzione. … A vent’anni volevo andare in Africa a curare la lebbra, ci sono andata da vecchia, ma per curare l’analfabetismo, che è molto più grave della lebbra» (Wired n.1).
[Riferendosi a Francesco Storace] “Mi rivolgo a chi ha lanciato l'idea di farmi pervenire le stampelle per sostenere la mia "deambulazione" e quella dell'attuale Governo, per precisare che non vi è alcun bisogno. …A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà", mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria”. (dalla lettera a la Repubblica, Le stampelle di storace ricordano il regime, 10 ottobre 2007)
“A me nella vita è riuscito tutto facile. Le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un'anatra. Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente. (dall'intervista di Paolo Giordano, Wired, n.1, marzo 2009).
Alla cerimonia organizzata per i suoi 100 anni dall’Istituto Superiore di Sanità, ha aperto così il suo discorso : «Sono profondamente commossa di essere arrivata a 100 anni dopo una vita vissuta con una gioia che, penso, ben pochi hanno avuto, … non ho paura della morte, per me non conta quando arriverà, potrebbe essere domani…nei miei ricordi non c’è posto per rimpianti o rammarichi…per fortuna non ho l’Alzheimer o almeno, se non mi illudo, posso dire che oggi le mie capacità mentali sono maggiori di quelle che erano a 20 anni perché sono state arricchite da tante esperienze…»
Auguri!!!

domenica 19 aprile 2009

L’angoscia di ... vivere

Chi non ha mai provato angoscia? Alcuni l’hanno provata e altri no. Forse non proviamo l’angoscia da giovani, quando la freschezza della vita ci spinge a godere di tutte le sfumature della vita senza dare spazio ai pensieri più oscuri,… ma quando sopraggiunge l’età adulta, c’è una resa dei conti o, per essere più precisi ,bisogna fare i conti con quello che si è nascosto per anni negli abissi della nostra mente e del nostro animo.Tutto ciò che ci circonda diventa improvvisamente insopportabile, ci soffoca, vivere diventa una fatica. Il filosofo Ludwig Wittgenstein ha scritto: "Non si può sentire uno sconforto più grande di quello di un essere umano. Il mondo intero non può trovarsi in una situazione di bisogno maggiore di quella in cui si trova una sola anima". Come può essere che nell'intimo di un individuo si annidi un'angoscia così grande da superare il male del mondo intero? Montale ha scritto del male di vivere come "dell'incartocciarsi della foglia riarsa". Il mondo si chiude su se stesso fino all'annullamento e perde ogni capacità di attrarre la nostra attenzione, di mostrarsi interessante. Si viene presi da una terribile stanchezza nei confronti della vita. Ma come accade che il mondo, a un certo punto, arrivi a spegnersi in tale maniera? Com'è possibile che veniamo inghiottiti da tali forze distruttive? Lo psicoanalista Massimo Ammaniti afferma “...l'angoscia e la disperazione non costituiscono delle esperienze eccezionali che accadono una sola volta nella vita. Al contrario, esse riguardano ognuno di noi (...) Uno dei tanti volti dell'angoscia, infatti, è dato dalla paura di entrare nell'arena della vita, dalla tentazione di rinchiudersi in un interminabile stato di attesa...”. Noi uomini, come sappiamo, eravamo stati concepiti per il Paradiso terrestre, ma poi sappiamo come è andata e l'uomo viene gettato nel mondo e deve accettare di vivere con angoscia la sua esistenza. La persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata del mondo: in realtà quella sofferenza ci spinge a capire cose, che altrimenti non avremmo mai capito. Una persona angosciata comprende che le cose veramente importanti nella vita non vengono mai date con uno sconto, hanno sempre un prezzo e quando esce dall’angoscia, dal tunnel, è pronta a godere delle conquiste e ad apprezzare meglio i momenti della vita!
La disperazione indebolisce la vista
e chiude il nostro orecchio.
Non vediamo altro che gli spettri del fato,
e udiamo solo il battito
del nostro cuore inquieto.
K. Gibran

venerdì 10 aprile 2009

IL GIORNO DEL DOLORE

Oggi, dopo il terribile terremoto, è il giorno dell’addio alle tante vittime.
E’ tanto il dolore che aleggia nell’aria, lo smarrimento, l’angoscia di chi è sopravvissuto ma che ha lasciato ... la propria vita sotto le macerie. E’ la tragedia della gente abruzzese, ma anche la commozione e il dolore di tutti.
Guardando le macerie di un edificio pieno di giovani che si è sbriciolato, togliendo la vita a tanti studenti, ci si chiede: “Come è potuto accadere?”. Guardando l’ospedale costruito da poco e dichiarato inagibile si resta allibiti per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza vigenti ormai da tanti anni. E ancora, ci si domanda come mai, in un luogo dove da ben quattro mesi si verificano fenomeni sismici, non siano stati effettuati controlli e verifiche sulla sicurezza degli edifici pubblici!
Ma oggi è giorno di dolore, e anche se i dubbi e i perché sorgono spontanei, bisogna dare spazio al raccoglimento, al silenzio, alla solidarietà e alla preghiera.
Alla preghiera per chi non c’è più, per i loro familiari, per le loro mamme affinchè trovino il coraggio di sopportare il dolore e la forza di continuare a vivere.
Tutti partecipiamo al dolore, rendiamo omaggio e salutiamo le vittime della sciagura. Siamo grati a tutti colori che si sono spesi per soccorrere e salvare vite umane: vigili del fuoco, protezione civile, tutti i corpi dello stato, medici, volontari… e speriamo che accanto a questa bella Italia ci sia una classe di politici e amministratori migliori, che prestino maggiore attenzione alla spesa del denaro pubblico per un’adeguata ricostruzione dei paesi terremotati e per la costruzione di edifici sicuri, al fine di evitare altri giorni del dolore.
San Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano

non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato
Giuseppe Ungaretti

venerdì 3 aprile 2009

COMUNICARE ... politicando

Comunicare è l’anima della politica, chi non conosce l’arte della comunicazione non può fare politica! La comunicazione politica è, infatti, ritenuta un fattore decisivo nella determinazione dei successi o delle sconfitte elettorali.
Sull’argomento si scrivono libri, si aprono blog, si studia e c’è anche chi di lavoro fa lo SPIN DOCTOR o consulente politico. E’ un professionista che aiuta il politico a comunicare meglio quegli aspetti di se stesso, del suo programma e delle sue realizzazioni politiche, che sono più in sintonia con i suoi elettori. “…. Uno dei compiti fondamentali dello spin doctor è scegliere il giusto mix dei vari mezzi disponibili, in modo che si adattino al meglio alle caratteristiche del politico, del pubblico, del messaggio che si vuole comunicare” spiega Cristian Vaccari, esperto in comunicazione politica che svolge attività di ricerca presso l’Università di Bologna, autore di due volumi sulla tematica, nonché coordinatore, tra l’altro, della comunicazione Internet per la campagna elettorale di Sergio Cofferati a Bologna nel 2004. Informa Vaccari “ … tuttavia, l’esperienza pratica è e sarà sempre fondamentale, per due motivi: primo, le campagne elettorali e la comunicazione politica non seguono sempre regole e schemi precisi, che si possono imparare a tavolino …; secondo, in Italia quella del consulente politico non è una professione riconosciuta e istituzionalizzata, ma è legata alle relazioni che ci si costruisce con partiti e politici, per cui si arriva a fare questo mestiere più accumulando conoscenze, referenze positive e credenziali, che portando a casa un titolo di studio”. Queste figure e tanti mezzi hanno reso i nostri politici tanto bravi che diventano credibili e persuasivi a comunicarci messaggi di ogni tipo, anche contraddittori fra di essi. Non è raro che lo stesso politico passando da una coalizione all’altra riesca a trascinarsi dietro tanti elettori utilizzando molte volte messaggi contraddittori! Conosciamo onorevoli che hanno fatto giri di valzer con Forza Italia, guadagnando cariche importanti, robustamente retribuite, e che gli hanno consentito, in tutte le occasioni e in tutti i comizi, attacchi ai terribili atei, bolscevichi e mangiabambini dei Ds. Mentre da questi ci si attendevano libri di memorie sulle selvagge persecuzioni della sinistra, gli stessi oggi sostengono che per un “mutato quadro politico” e per il bene di chi .... non si capisce bene… sono defluiti nel PD!
Qual è l’oscura ragione per cui questi politici ad un certo momento provano un’irresistibile attrazione per partiti diversi e di cui sono stati avversari?
Sarà un fenomeno come quello dei lemming (una specie di roditori) che migrano spesso?
Il problema è che questa politica (come il tergicristallo: da Destra a sinistra, da Sinistra a Destra…) ultimamente è un po’ diffusa, e purtroppo sono in tanti a praticare la nobile arte della transumanza!!!
Ecco perché sarebbe necessario che fra i politici si ritrovassero ideali e valori, si rivalutasse la questione morale e si ritrovasse interesse per la sorte del paese!
Solo così si potrebbe ritrovare l’ormai perso interesse per la politica!
La libbertà de pensiero
Un Gatto bianco, ch'era presidente
der circolo del Libbero Pensiero,
sentì che un Gatto nero,
libbero pensatore come lui,
je faceva la critica
riguardo a la politica
ch'era contraria a li principî sui.
Giacché nun badi a li fattacci tui,
je disse er Gatto bianco inviperito
-rassegnerai le propie dimissione
e uscirai da le file der partito:
ché qui la pôi pensà libberamente
come te pare a te,
ma a condizzione
che t'associ a l'idee der presidente
e a le proposte de la commissione!
È vero, ho torto, ho aggito malamente...
-rispose er Gatto nero.
E pe' restà nel Libbero Pensiero
da quela vorta nun pensò più gnente.
Trilussa